L'EDUCAZIONE NELL'ALTO MEDIOEVO

Il monachesimo occidentale
San Benedetto Da Norcia
Dopo l'Editto di Costantino  che ha concesso a tutti i cittadini, qundi anche ai cristiani, di onorare le proprie divinità, e l'Editto di Tessalonica che ha proclamato il cristianesimo religione di Stato, la Chiesa assume un ruolo fondamentale nell'educazione dei giovani. Tra le forme di valore pedagogico più profondo vi è il monachesimo.Inizialmente si tratta dell'esperienza di vita di eremiti, che si allontanano dalla vita mondana per vivere in solitudine una vita ascetica. Il fenomeno poi si organizza in comunità con regole di vita. In occidente il fenomeno si diffonde grazie  a Benedetto  da Norcia che fonda il monastero di Montecassino. Egli elabora una regola secondo la quale la vita del monaco deve essere caratterizzata dall'impegno quotidiano e dal lavoro manuale. Questo per sottrarre i monaci all'ozio che può essere fonte dei vizi. La vita del monastero si svolge in comunità dove ciascuno svolge una sua attività. Al lavoro manuale i monaci alternano la preghiera (ora et labora) ed lavoro intellettuale che consiste nel copiare e revisionare testi sacri e classici sottratti alle devastazioni barbariche. In tal modo essi contribuiscono alla salvaguardia del patrimonio culturale dell'occidente, che altrimenti sarebbe andato perso. Nel monastero ci sono oltre ai monaci, anche i fratelli laici, che non hanno ricevuto gli ordini sacri, e gli oblati, cioè giovani che si preparano ad accoglieri i voti.Oltre alla regola viene attribuita a Benedetto anche la Regula magistri, in cui vengono chiariti principi pedagogici fondamentali per la formazione dei giovani che si accingono a frequentare la scuola monastica. Benedetto avverte i monaci  di essere attenti ad insegnare oculata disciplina, ma anche moderazione, puntando più sulle ricompense che sulle punizioni. Egli, come si legge in alcuni passaggi della sua Regola oscilla tra severità e comprensione esorando a punire chi sbaglia per ottenere correzione, ma anche invitando ad esssere comprensivi nei confronti di coloro che hanno motivazioni profonde per le azioni commesse. In un secondo brano letto della Regola san Benedetto detta le modalità con cui devono avvenire i pasti, cioè rigoroso silenzio, prestando attenzione alla lettura di accompagnamento del pasto che viene eseguita da un confratello alternandosi con gli altri secondo turni settimanali. In tal modo verranno nutriti contemporaneamente sia il corpo che lo spirito.


Severino Boezio
Egli è convinto che nella difficile situazione dell'impero d'occidente sia necessario fare il possibile per tramandare la cultura dando importanza alle discipline scientifiche. Scrive perciò delle opere dedicate alle arti liberali con il progetto pedagogico di studiare il mondo da diversi punti di vista per cogliere in esso un ordine superiore che può essere dimostrato da ognuna di queste scienze: aritmetica,geometria,astronomia e musica, che colgono la perfezione di numero, spazio, corpi celesti e suoni. Vuole così spingere l'allievo a comprendere le regole che presiedono l'armonia del cosmo. Inoltre riprende in mano le opere di logica  di Aristotele facendo assumere con le sue opere un valore centrale nel medioevo alla dialettica. La dilettica si articola in tre fasi: 
  • studio della parola, del suono e del significato;
  • studio del valore logico della parola;
  • studio della proposizione come unione logica delle parole.
 In carcere scrive la sua ultima opera in cui immagina la filosofia come una vecchia donna che lo consola in un difficile momento della sua vita dimostrando il valore della formazione classica, che può alleviare i mali dell'uomo anche nei momenti tragici dela vita. In un brano tratto da La consolazione della vita la filosofia nelle vesti di un'anziana donna appare in carcere all'autore per spiegargli che egli potrà riaquistare la salute riconquistando la verità, che è fonte di salvezza ed è la consolazione nei mali che può fornire la filosofia 

 Gregorio Magno
Man mano che la chiesa diviene più grande ed importante, sorge la necessità di dover formare i sacerdoti e istruire i fedeli.Di questi problemi si occupa il monaco benedettino Gregorio Magno poi diventato papa. Nella sua Regola pastorale detta principi pedagogici formativi per chierici e vescovi. I contenuti d apprendimento non vanno scelti solo tra testi sacri,ma anche tra i classici della letteratura pagana creando fusione e smpenetrazione tar le due culture. Essendo sostenitore della formazione popolare ricorda ai suoi vescovi di perseguire la formazione religiosa del popolo con la predicazione, che deve adattarsi ad un uditorio modesto e perciò usare un linguaggio comprensibile e ricirrere alle immagini per farsi capire anche dagli analfabeti. L'uso delle immagini sarà caratteristica di tutte le chiese del medioevo. Importante è anche l'introduzione del canto nelle funzioni religiose per unire i credenti.
 
Carlo Magno
Re dei Franchi, amplia notevolmente il propiro dominio nutrendo il progetto politico di costruire un impero che si richiami all'impero romano e al cristianesimo ( si parlerà di Sacro Romano Impero). Per tale ambizioso progetto non si avvale solo della forza, ma di un fenomeno di rinascita culturale detto rinascita carolingia. Egli ha compreso l'importanza di una riforma della struttura di governo che investa tutti i campi della cultura, soprattuto l'istruzione, vero motore di ogni cambiamento. Considera fondamentale che tutti i popoli conquistati siano accomunati da un'unica lingua, religione e per fare questo invita la chiesa ad organizzare l'istruzione non solo per i chierici, ma anche per gli uomini liberi. Organizza la Scuola Palatina destinata ai figli della nobiltà laica che ambiscono ad una formazione classica anche in vista della partecipazione all'amministrazione del regno come funzionari. Il programma della scuola prevede:
  • un'istruzione primaria con insegnamento di lettura, scrittura ed introduzione alle sacre scritture;
  • livello superiore con introduzione di materie propedeutiche alla filosfia, cioè le arti del trivio e quadrivio;
  • livello più alto con studio della filosofia preliminare per approfondire la Sacre Scritture.
Sul modello della scuola palatina Carlo magno fonda scuole monastiche e presbiteriali sia per chierici che per laici vicino alle chiese ed abbazie di tutto il regno
 Scuole episcopali
 I monasteri si caratterizzano oltre che per essere luoghi di culto anche per essere centri di formazione dei futuri monaci, dove oltre alle pratiche di fede si apprendono anche lettura e scrittura. Con la riforma di Carlo Magno, gradualmente le scuole monastiche cominciano ad accogliere anche allievi che non intendono pronunciare i voti. Per evitare però il sovraffollamento viene poi vietato l'accesso a chi non vuole prendere i voti, ma alcuni monasteri incuranti dell'ordinanza continuano a far convivere le due scuole , per chierici e per laici. Presso le città più grandi nascono le scuole episcopali in cui è possibile accogliere anche i laici e nei piccoli centri le scuole parrocchiali per la formazione dei futuri sacerdoti.
In Oriente invece la chiesa ricopre un ruolo secondario nell'organizzazione degli studi che restano sotto il controllo diretto dello stato, fino al secolo XI quando la chiesa interviene nell'organizzazione degli studi superiori. Per paura che lo studio della filosofia possa indebolire la fede dei futuri prelati la chiesa istituisce le chiese patriarcali in cui è bandita la filosofia ritenuta pericolosa per la fede cristiana.
L'educazione del cavaliere 
 La prima forma di educazione laica medioevale è l'educazione cavalleresca rivolta ai membri dell'aristocrazia non destinati alla carriera ecclesiastica. Tale formazione ha come scopo lo sviluppo di doti fisiche e abilità militari. Al futuro cavaliere vengono insegnati lealtà al proprio signore e fedeltà agli impegni assunti.Inoltre deve imparare a prendersi cura di deboli ed indifesi. Suo compito è anche la difesa della chiesa e della fede. La nomina a cavaliere diviene un vero e proprio rito, l'investitura.
 La formazione cavalleresca comincia presto:
  • a sette anni il ragazzo viene affidato come paggio ad un gentiluomo con cui impara a cavalcare e ad usare le armi;
  • a quattordici anni viene affidato come scudiero ad un altro castello dove impara l'arte della conversazione e la danza ed il canto;
  • a ventun anni diviene cavaliere.

  
 

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